Alla sua morte
ho preso dei maglioni, una giacca e un pigiama.
Ogni giorno, da allora, indosso gli abiti di mio padre.
Ho esteriorizzato il carnefice.
Sono vestita da lui.
Ricordo consistenza odore e colore
del padre che credevo con fede assoluta,
(allora non sapevo si chiamasse fede assoluta)
lui fosse.
E in questo ‘fosse’ c’è un’interezza che coagula passato presente futuro
l’assenza di dubbio,
(allora non sapevo si chiamasse dubbio, anche perché non ne avevo):
quella era la vita, quello era il padre.
Non esistevano verbi modali,
volere potere,
ipotetiche varie.
Sono venuti dopo
la volontà la vendetta le versioni alternative di ogni battaglia
le storie cavalleresche che mi vedevano salva a drago sconfitto,
Avevo dimenticato,
nella guerra finita per la morte di uno dei due,
il sogno infantile
che ci ritrasfromassimo in noi,
in me in braccio a lui
dentro quel maglione verde di lana grezza
con una tasca sulla destra:
cantavamo insieme,
si dimenticava quanto lo irritavo
perché ero intonata