Quanto hai pianto,

così tanto,

che i tuoi singhiozzi

scuotevano le mie stesse spalle,

mentre me ne andavo.

Mi ricordo quelle mattine

chiare d’aprile

i nostri giovedì al mare,

sulla spiaggia ancora deserta,

i tuoi vestiti di petali,

gli occhi tuoi poggiati

al collo

agli zigomi

al seno,

quanto speravo

in noi.

Ma no,

non era speranza,

non la chiamavo così,

ci stavo dentro in silenzio,

volendo credere,

in attesa.

Secoli di lune e menopausa

istanti interminabili

di guerra e clangori,

ci sono state canzoni e partite,

e tanta acqua verdastra sotto il mio balcone.

Sii felice, mio amore perso,

creatura bellissima sul bordo della magia,

eppure così vera, così stropicciata e dolente,

ti ricordi il momento prima di baciarci?

Così vorrei tu ti sentissi

così voglio sentirmi:

con un tremore di gioia

sospeso

prima della vita

che è la vita.

Anna Segre

www.annasegre.it