Magen David Keshet, gruppo ebraico LGBT, insieme a Beth Hillel , comunità ebraica reform, ha organizzato la presentazione dei 100 punti di ebraicità secondo me e dei 100 punti di lesbicità secondo me di Anna Segre nel cuore di Trastevere, a Roma.
Marco Fiammelli, presidente, ha introdotto la serata, parlandoci del legame profondo con l’autrice, che va aldilà delle tematiche comuni che, come ebrei ed omosessuali, li legano.
Federico D’Agostino, giornalista, aggiunge una chiave filosofica di lettura ai libri di Anna, notando i punti di contatto presenti nei due libri, tra la condizione di ebrea e quella di omosessuale, quindi il bisogno di ritrovarsi, sottolineando la propria differenza.
Si è diversi nostro malgrado. E si può essere diversi all’interno del proprio cerchio, pur abbracciandone l’identità. Sono gli altri, quelli che stanno ‘fuori’ a definirci all’interno di categorie: noi siamo obbligati a starci, perché là dentro gli altri ci identificano.
Gianfranco Goretti, docente, ha parlato dell’identità e del senso di inadeguatezza che dà il fatto di non corrispondere alla mente collettiva. A questo si contrappone il bisogno di appartenenza, che porta ad allearsi fra simili, con identità difficili.
Ha parlato della scrittura di Anna Segre, che procede per metafore ardite, in cui i pensieri rimangono appesi negli spazi bianchi che il lettore, se riesce, può riempire.
Ha poi sottolineato la differenza fra i due libri: ebraicitá sembra essere scritto da Anna figlia, in lesbicità c’è una consapevolezza di sè come donna adulta e passionale.
La ragione di questa differenza provo a darla io: forse perché si nasce ebrei in famiglie di ebrei, ma si nasce lesbiche in famiglie eterosessuali?